Costantini Beach di Vincent Delaury

Riccardo Costantini è nato il 5 gennaio 1981 a Venezia. Ha ottenuto prima il diploma al Liceo Artistico Statale di Venezia e poi quello all’Accademia di Belle Arti di Venezia, seguendo i corsi di Carlo di Raco e Luciano Zarotti. Ha seguito poi il primo ciclo di specializzazione in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero, mentre vive e lavora a Burano, un’isola poco distante dalla Serenissima. Recentemente, il cineasta francese André Téchiné ha scelto un quadro di Costantini che aveva visto a Venezia per arredare la casa, situata su un’isola al largo della città dei Dogi, del protagonista (Francis/André Dussollier) del suo film “Impardonnables” (2011), che racconta il percorso di un famoso scrittore esiliato a Venezia.

“La spiaggia è sempre stata uno dei temi a me più cari. È un luogo al quale mi sento legato ed è anche uno dei miei soggetti preferiti. Se ripenso ai primi soggetti che ho dipinto, mi vengono subito in mente le spiagge”. La spiaggia è l’interesse costante del pittore Riccardo Costantini. Nelle sue tele figurative, attraverso panorami o piani ravvicinati di corpi frammentati, ci si ritrova in riva al mare, di fronte a onde di turisti sempre più numerosi. Benvenuti a Costantini Beach! Il sole splende. Come in una canzone di Laurent Voulzy (1988), si potrebbe canticchiare: “Il sole dà lo stesso colore alle persone, dolcemente, e la voglia che tutti si amino. Il sole regala quel bel vecchio desiderio che tutti siano un po’ fratelli”.

In Costantini, i corpi intrecciati sono, per la maggior parte, quelli di giovani donne, e uomini, piacevoli da guardare. Riccardo dipinge ciò che vede, che conosce bene, vale a dire il suo ambiente e le persone che vi si trovano. Ma come procede? Costantini passeggia lungo la riva senza smettere di scattare foto. Poi, tornato all’atelier, si serve della moltitudine di foto scattate all’aperto per trascrivere sulle sue tele un mucchio di individui e di corpi catturati sulla spiaggia. Contemplando le sue immagini curate si scopre, allora, la molteplicità di storielle che (si) raccontano i personaggi. L’artista spiega: “Porto sempre con me la macchina fotografica (una Reflex). Adesso uso anche una digitale. Scatto molte foto che tengo poi davanti agli occhi per costruire l’immagine, mettendo dei personaggi sullo sfondo. Non disegno sulla tela, ma rappresento direttamente con il colore”. Riccardo Costantini precisa, per spiegare la sua produzione d’immagini, di sentirsi vicino al realismo dell’americano Edward Hopper (1882-1967) “per quella capacità di lasciarsi completamente impregnare dal proprio ambiente, ma soprattutto per quell’attitudine ad ascoltare le emozioni che questo procura. Sento una certa affinità con il suo metodo di lavoro e il suo modo di concepire lo spazio della tela: Hopper faceva numerosi disegni dei luoghi che lo colpivano, fissandoli sulla carta e nella mente, per poi rilavorarli, arrivando addirittura a raggrupparne diversi su un solo e unico lavoro. Io utilizzo la foto come riferimento al posto dei disegni, ma il metodo non è molto diverso: sono le mie foto, le foto di cose che vedo e che attirano la mia attenzione”.

In Costantini, il soggetto della spiaggia resta immutato e la serie Distesi al sole è caratteristica del suo approccio foto-realista, addirittura naturalista. È sempre la stagione delle vacanze, dell’abbronzatura e del… sea, sex and sun. In Europa occidentale, pleinairismo e vita più vicina alla natura, a contatto con l’acqua rinvigorente, sono le risultanti dell’introduzione delle ferie pagate (1936), della grande infatuazione per le rive del mare e per la moda dell’abbronzatura grazie all’arrivo, alla fine della Seconda guerra mondiale, della democratizzazione del tempo libero e dell’industria del turismo. Basta con il colorito chiaro delle donne d’élite, beni preziosi conservati al riparo dal sole la cui carnagione ricordava il marmo, è ormai arrivata la moda dei corpi dorati e sportivi! Il colorito abbronzato, addirittura bruciato, pubblicizzato dalle riviste femminili e dall’industria cosmetica, è ormai il massimo a cui ambire. I turisti si riversano sulle spiagge di sabbia fine per praticare questa sacrosanta “nuova cultura solare”, come ha affermato lo storico Pascal Ory (in L’invention du bronzage, 2008), vantando i meriti dei bagni di sole e, più in generale, della “dottrina aerista” propizia alla tintarella salvatrice! Le pitture “piene” di Costantini, moltiplicando i colori cangianti, gli asciugamani variopinti e gli abbronzati, hanno lo charme dell’ozio estivo. Ci si indora la pillola al sole, ci si cosparge con noncuranza di crema abbronzante (attenti però ai colpi di sole!), si lecca un gelato, si gioca, ci si abbronza, si cammina con i piedi nell’acqua o sulla sabbia. In poche parole, è il periodo del dolce far niente, il cui scopo è farci allontanare da un’attività professionale urbana riconosciuta ansiogena.

Non illudiamoci però, perché esiste anche il rovescio della medaglia. Come le fotografie contemporanee dell’italiano Massimo Vitali, nato nel 1944, che mostrano spiagge piene di turisti schiacciati dal pallore accecante del sole, i “paesaggi di personaggi” di Riccardo, che svelano famiglie e individui intenti a fare tutti la stessa cosa, hanno nella loro sistematicità qualcosa di spaventoso. Il giovane artista non ne è però vittima e ama precisare di apprezzare, per il loro lato ripetitivo, le pitture pop dell’americano Alex Katz, nato nel 1927, che rappresentano instancabilmente scene mondane: “Le opere possono sembrare tutte identiche ma, in realtà, sono sempre diverse. Per lui, la ripetizione è l’allegoria di un mondo sempre più seriale, senza cadere però nel moralismo. È la semplice constatazione di un fatto evidente”. Nella sua pittura, riflesso del reale prosaico, si scoprono subito paesaggi idilliaci (bel sole, mare azzurro, sabbia calda), ma presto ci si rende conto che tutti questi corpi agglomerati sono cloni e occupano il tempo libero imitandosi gli uni con gli altri. Questo fenomeno di massa (tutti in spiaggia, tutti in costume), che mette in luce i danni visibili della mercificazione e della standardizzazione del tempo libero, testimonia lo strano carattere della condizione umana che ci spinge, in quanto individui, ad appiccicarci durante l’estate su pochi metri quadrati di sabbia mentre, colmo del paradosso, l’intenzione principale è di allontanarsi dalla stressante vita cittadina per approfittare della natura su spiagge “zen”. Stando uno sull’altro, i vacanzieri condannano la loro tranquillità al posto di cercarla in riva al mare. L’industria del piacere e i valori edonistici attuali svelano un effetto “da pecoroni” molto inquietante. Per questa ragione, l’olio su tela Full di Costantini, che mostra un mucchio di corpi che oscura l’orizzonte, è molto esplicita. Aiuto, si soffoca – sotto la spiaggia, i sampietrini! Queste spiagge sovrappopolate, dove non si può più fare un passo senza calpestare l’asciugamano del vicino, rappresentano un’esposizione di carne umana che fagocita l’espressione corporea libera e addirittura la libertà di pensare.

Allo stesso modo, la pittura realista di Costantini oscilla tra incubo e paradiso, tra visione inquietante dell’osservazione delle abitudini e celebrazione della bellezza della natura e del corpo umano. Tornando continuamente sullo stesso tema come gli Impressionisti, questo giovane pittore cerca di captare nei suoi quadri la bellezza delle persone intrecciate sulla riva: “Sono convinto che possediamo un codice biologico comune (come interpretare se no il DNA e tutto il resto?). Ci riconosciamo a vicenda come appartenenti alla stessa specie. Un’unica, immensa tribù come matrice comune, della quale ognuno di noi è una singola espressione”. Senza voler essere né moralizzatore né definitivamente negativo sulla natura umana, si sente piuttosto ottimista: per lui si tratta di tornare all’uomo che sta dietro all’effetto di massa. Bel programma.

Testo d’introduzione al catalogo della mostra “À la plage” a cura di Vincent Delaury
e inaugurata il 24 maggio 2012 presso la “Galerie l’Échaudé” di Parigi.