Deja vu quotidiano di Igor Molin

Curioso il fatto che un artista si cimenti a scrivere un testo critico per un altro artista. Ma questo è veramente un caso straordinario dettato dal rapporto che mi lega a Riccardo Costantini. Un rapporto basato sull’amicizia e sul confronto quotidiano di pensieri e concetti di vita e d’arte.
E’ automatico perciò rimandare la memoria alle innumerevoli discussioni, sin dalla tenera età, a proposito di arte e soprattutto di pittura, disciplina tanto cara ad entrambi.
Proprio il fare pittorico caratterizza la produzione artistica che negli ultimi anni Riccardo ha saputo rendere personale e riconoscibile, soprattutto in un periodo storico-artistico in cui l’importanza metodologica e tecnica non è sinonimo di poetica.
La quotidianità contemporanea oramai viaggia ad un ritmo talmente sostenuto da non permetterci di assaporare quelle che sono le piacevolezze che caratterizzano innumerevoli momenti del nostro vissuto. Costantini in questo senso ricerca e approfondisce quel che si può etichettare volgarmente “l’attimo” nel quale riesce, attraverso una grande maestria tecnica e una importante scelta compositiva, a sottolineare i comportamenti umani nelle occasioni oziose e spensierate.
Le tele rappresentanti spiaggianti contestualizzati in location prestigiose sono un vero e proprio storyboard della canicola litoranea; ogni opera è un pretesto per rispecchiarsi e ritrovarsi in atteggiamenti, posizioni e momenti che ognuno di noi ha realmente vissuto.
Ogni volta che ci si ritrova davanti ad un’opera di Riccardo si ha la sensazione di vivere l’esperienza del déjà vu accompagnata da un forte senso di familiarità; si entra così in un discorso che va al di là della semplice visione di una tela dipinta e che ha un risvolto psicologico quasi inaspettato ma altrettanto affascinante. Un gioco infinito di luci e colori, di sguardi ed oggetti, di pieni e vuoti i quali ci accompagnano nella lettura frenetica e caotica di una situazione di completa staticità.
I soggetti dipinti nascono da un’attenta cernita di innumerevoli scatti fotografici e successivamente da coraggiosi tagli e rielaborazioni digitali e vengono infine tramutati, attraverso la pittura, in attori inconsapevoli di un lungometraggio documentante la personale visione dell’artista.
L’importante filtro posto da Costantini accentua particolarmente la condizione di una società in cui le persone, nonostante convivano nello stesso luogo, rischiano di non saper più interagire. Gli affollamenti vacanzieri risultano perciò degli agglomerati fittizi di singole figure che occupano lo stesso spazio-tempo pur mantenendo una forte carica individualistica.
Ogni figura, all’interno di un caos organizzato, ha una propria storia da raccontarci e un profilo psicologico a sé stante; ogni oggetto porta con se un’esperienza rimandando al ricordo di un’altra situazione, di un altro momento, di un’altra vita.
La pittura dell’artista buranello si rifà da sempre ai grandi maestri rinascimentali, in particolar modo a quelli veneti. Ed è dal confronto e dall’accostamento alla pittura ottocentesca e all’arte moderna internazionale che ne riesce a carpire le nozioni per potersi esprimere nel miglior modo, attraverso un linguaggio poetico e tecnico sensibile.
Deriva dalla contemporaneità invece l’approccio accattivante e impavido con cui dirige le sue storie e i suoi personaggi.
I toni scanditi e le pennellate a volte stridule fungono da colonna sonora mantenendo, all’interno dell’opera stessa, quelle cadenze altalenanti che scandiscono e impreziosiscono il ritmo visivo.
Costantini si può dunque considerare un straordinario regista contemporaneo che usa la tavolozza come una macchina da presa con cui magicamente riesce ad intrattenere il proprio pubblico.

Testo d’introduzione al catalogo “Extra Quotidiano” del 2010, in collaborazione con la Galleria d’Arte L’Occhio di Venezia.